Si sedette. Mangiò qualche cucchiaiata di zuppa di fagioli. Si asciugò la bocca. Bevve un buon sorso di vino. Si asciugò la bocca. Finì la sua zuppa di fagioli. Si asciugò la bocca. Bevve ancora un bel sorso di vino. Si asciugò la bocca. Rimase un po' a sedere. Sollevò delicatamente il fianco sinistro. Fece un peto. Si alzò, aprì la porta e uscì. Era una bella giornata. Si mise a camminare. Quando rientrò era notte. Andò a dormire.
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 20:32:00
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Caro Lorenzo, è vero quello che dici. Io ho solo voluto, dopo aver letto cose interessanti - almeno per me - e visto un film bello, terribile e terribilmente realistico, oltre che grottescamente rappresentativo di uno squarcio di realtà, abbozzare un ritratto. Senza nessuno scopo morale o edificante. Mostrare. E, possibilmente, toccare le sensbilità, aprire un discorso sullessere umano - sullessere umani. Mi pare di esserci riuscita nel quasi nulla delle poche righe che ho scritto. Limmenso Pasolini in tutta la sua opera ha avvicinato i miseri, i piccoli, a dio, alla dimensio e del sacro. Scusa lo scrivo in fretta. Quando vuoi riprendiamo il discorso. Ora non posso.
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Lorenzo Mullon
- 08/09/2014 20:08:00
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" Attraverso il sesso, il rutto, il peto, Pasolini ha voluto recuperare l’istintiva naturalezza del linguaggio del corpo, in totale opposizione alla cultura sessuofobica della società dei consumi "
Daccordo, bene, spero che il linguaggio del corpo si sia potuto esprimere al meglio in tutto il non detto da quando si mise a camminare fino a quando rientrò Spero che dal peto si sia potuta recuperare tanta conoscenza profonda di noi stessi, e sarebbe bello dirlo, magari in unaltra poesia Rimanere al peto in sé, non è niente I condizionamenti vanno frantumati, ma per far emergere qualcosa di sostanziale, magari quelle energie e quelle rivelazioni di cui parla Melandri nella sua ultima Altrimenti sì, restiamo solo ad una sterile esaltazione dellistintività Che finisce per essere come una droga Per continuare a non conoscere noi stessi, ovviamente
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 18:12:00
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Cara Loredana, hai colto perfettamente la vena scherzosa e anche dissacrante, con il tuo spirito lieve e penetrante. Baci dalla contadina. ;))
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Loredana Savelli
- 08/09/2014 17:51:00
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a Cristina. Forse non avevo colto tutte le implicazioni intellettuali del tuo testo, ma certo ne avevo intuito la forza dissacrante, quella fisicità esibita in modo quasi provocatorio e volutamente rude. Ecco perché dicevo "basic". Contadina, in tono ironico, solo perché si parla di zuppa di fagioli. La tua spiegazione/trattazione è eccellente e ti ringrazio. Confermo il : )) Ciao Cristina
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 15:59:00
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Ps. Avevo rivisto poche sere fa, con immenso godimento, quel capolavoro che è "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola, che mostra le vite miserabili della periferia romana degli anni 70. Mi sono fatta tante domande, su cosa sia la cultura, sul senso delle vite umane, se tutto non abbia una realtà molto più profonda. Chiedo scusa per la banalità delle mie riflessioni. Un abbraccio. (senza peti Lorenzo, tranquillo!). :-D.
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 15:50:00
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Ho scritto un testo di una semplicità volutamente primitiva. Mi aveva ispirato un bellissimo articolo, di cui riporto uno stralcio, che mi ha fatta molto ma molto riflettere:
" ... Noi leghiamo i nostri corpi alle reti. alle banche dati e alle autostrade informatiche, e l’opposizione intelligente di oggi è unopposizione che è scesa a patti con la tecnica, perché, “cyber” e “virtuale” fin che vogliamo, è un’opposizione “realista”, … ma siamo sicuri che la passione di Pasolini per il reale, che agli occhi di molti lo condanna a un’opposizione intransigente e sterile, lo avrebbe allontanato dal regno del virtuale, forma di opposizione come dicevamo prima paradossalmente “realista”?
Tutta la produzione è stata permeata da uno "spirito realista" ineliminabile, anche se analizzabile da molteplici punti di vista. Pasolini ha saputo opporre al potere repressivo delle classi egemoni la materialità, la realtà corporea delle classi sottomesse, la fisicità del popolo, spesso rappresentandone letteralmente il corpo, la nudità, il sesso. È superfluo, a tal proposito, ricordare le sequenze "scandalose" della Trilogia della vita. Nella Trilogia, Pasolini, ha voluto rappresentare la vitalità passionale del popolare attraverso la pura rappresentazione della corporeità sessuale e non, priva di ogni perversità, allegra, carica di una spontanea e naturale "eversività". Il reale ha sostituito il tentativo borghese del possesso del reale. Attraverso il sesso, il rutto, il peto, Pasolini ha voluto recuperare listintiva naturalezza del linguaggio del corpo, in totale opposizione alla cultura sessuofobica della società dei consumi.
Sia l’Amore omosessuale, da lui praticato e che gli consentiva una particolare esperienza “androgina”, sia quello eterosessuale sono stati da lui rappresentati come valori, beni liberi da schemi oppressivi, diversità che sono uniche e reali forme di resistenza allomologazione del potere. Non è un fatto vero che il “suo” reale Pasolini lo avrebbe sacralizzato utilizzando magistralmente quel mondo che deve essere considerato come l’antecedente tecnico-culturale della virtualità? In quel tempo il cinema, la televisione, la stampa, di cui Pasolini era stato il più abile “corsaro”, non rappresentavano il mondo virtuale attraverso cui egli propagandava la riscoperta dei corpi e dei luoghi? il virtuale può essere, ed è, strumento di oppressione del corpo ma può essere anche esaltazione del corporeo in forme assolutamente impensate, il virtuale può ridonarci al corpo."
Pasolini si è servito dei mezzi di comunicazione, che sono un prolungamento del corpo, una sua estensione e amplificazione, ma ha anche sottolineato che il corpo, o una sua parte, o una sua caratteristica importante, rischiano l’autoannichilimento in questa operazione. E che non si può affrontarla inconsci dei rischi. Per sé e per gli altri.
L’intellettuale non può quindi fare a meno di misurarsi con la tecnica e chi meglio di Pasolini può incarnare questo tipo di intellettuale, dotato com’era di quel febbrile sperimentalismo tecnico che gli consentiva anche di abbandonare qualsiasi tecnica e abbandonarsi all’estro momentaneo sulla scorta di non-attori presi dalla strada.
Pasolini è stato in prima linea negli studi sull’audiovisivo e lo sarebbe stato anche in quelli sulle nuove tecnologie, apportandovi argomentazioni originali, non allineate, inconsuete, “diverse”, non diverse per vezzo, ma soprattutto perché attente agli emarginati e alle fasce deboli, di cui preservare la fragilità in quanto qualità, e non limite da cui liberarli.
I personaggi pasoliniani sono infatti rappresentanti privilegiati "di una periferia non operaia, sbandata e incerta (ladri, prostitute, ruffiani, pederasti, pugilatori, disoccupati, sottoccupati, ecc.); le forze positive di questo mondo sono quelle elementari dellesistenza: anzitutto il sesso, poi gli altri appetiti fondamentali [...]" [Asor Rosa, 1961].
Da: www.pasolini.net Larticolo:
Pier Paolo Pasolini: lintellettuale come oppositore di Gianfranco Tomei
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Lorenzo Mullon
- 08/09/2014 15:12:00
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< ah, comunque, chiedo scusa allautrice per linvasione, non ho detto nulla sulla petopoesia * molto charmant, complimenti ! >
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francesco innella
- 08/09/2014 13:24:00
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Scusa Loredana ma dove la vedi la sapienza contadina? Ciao
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 11:27:00
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Loredana, Fiammetta: basic, squallido, certo! E, nello stesso tempo, mi chiedo se quello che dicono le grandi correnti mistiche, filosofiche, religiose di ogni confessione o ramo trasversale, in fondo - in fondo! - non sia proprio questo: goditi la vita in ogni gesto che fai, in ogni minima cosa. Forse, quello che conta, è la consapevolezza che si mette in quello che si fa. E che si dice. :))
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Fiammetta Lucattini
- 08/09/2014 08:42:00
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Lindicibile favola del quotidiano squallore. Ho trovato questa tua validissima. Un caro saluto.
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Loredana Savelli
- 08/09/2014 07:38:00
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Gustosa sapienza contadina! Basic : )) Ciao Cristina : ))
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